Villa Trissino, massima espressione architettonica

Per avere un’idea del progetto di Villa Trissino è indispensabile andare alla tavola de “I Quattro Libri dell’Architettura”, che rappresenta una struttura imponente, articolata su più livelli, probabilmente ispirata a schemi delle antiche acropoli.
Il progetto palladiano prevedeva un edificio padronale, composto da una sala rotonda centrale, coperta da un'alta cupola e circondata da stanze.
Ai lati avrebbero dovuto esserci due grandi porticati ad esedra, seguiti, più in basso, da due barchesse con colonne tuscaniche, agli angoli del cortile erano previste due colombare. Una grande scalinata avrebbe portato dal giardino, compreso tra le due ali dei rustici, al vasto ripiano su cui avrebbe dovuto sorgere il pronao della villa (vedi disegno).
Del grandioso progetto restano la torre colombara, quattro campate della barchessa con colonnato tuscanico lungo il fiume Brendola e una seconda barchessa simmetrica alla prima che contornano un giardino all’italiana racchiuso dal restante muro di cinta con al centro un portale di accesso a bugne rustiche.
Di particolare interesse alcuni dettagli costruttivi che denotano l’ambizione del progetto: di raffinata fattura il colonnato tuscanico, di grande pregio il camino cinquecentesco e gli affreschi nella torre colombara decorati con grottesche attribuite ad Eliodoro Forbicini.
Nel recente restauro conservativo sostenuto dai proprietari, sono stati riportati in uso gli ampi sotterranei che si estendono per tutta l’ampiezza della costruzione e che si rivelano di grande interesse storico e archeologico, sia per la loro estensione che per le pareti in sasso del cinquecento e le volte in mattoni di cotto.

Villa Trissino è inserita, assieme alle altre Ville Palladiane del Veneto, nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.

LE GROTTESCHE

Le grottesche sono un soggetto pittorico di decorazione parietale molto popolare a partire dal Cinquecento ed a cui Giorgio Vasari dedica il capitolo XXVII della sua Introduzione alle tre arti del disegno.

La decorazione a grottesca è caratterizzata dalla raffigurazione di esseri ibridi e mostruosi, chimere, spesso ritratte quali figurine esili ed estrose, che si fondono in decorazioni geometriche e naturalistiche, strutturate in maniera simmetrica, su uno sfondo in genere bianco o comunque monocromo. Le figure sono molto colorate e danno origine a cornici, effetti geometrici, intrecci e quant'altro, ma sempre mantenendo una certa levità e ariosità, per via del fatto che in genere i soggetti sono lasciati minuti, quasi calligrafici, sullo sfondo. L'illustrazione prevalentemente fantasiosa e ludica, non sempre persegue una funzione puramente ornamentale, ma riveste talvolta anche uno scopo didascalico ed enciclopedico, riproducendo inventari delle arti e delle scienze o raffigurazioni a carattere eponimo.

Il nome deriva dalle grotte del colle Esquilino a Roma che erano i resti sotterranei della Domus Aurea di Nerone scoperti nel 1480 e divenuti immediatamente popolari tra i pittori dell'epoca che spesso vi si fecero calare per studiare le fantasiose pitture rinvenute.

ELIODORO FORBICINI

Eliodoro Forbicini probabilmente nacque a Verona intorno al 1533.
Degli esordi è necessario considerare l'ambiente nel quale il giovane si formò: intorno al quinto decennio del secolo Verona rappresentava infatti una sorta di crocevia nel quale venivano ad incontrarsi la cultura tosco-romana e la veneta.
Giorgio Vasari (1511 – 1574), pittore, architetto e biografo dell’epoca, menziona una serie di pittori veronesi, tra i quali il Forbicini, elogiandolo quale artista abilissimo "particolarmente nel far grottesche" e ricordando, a tal proposito, gli interventi nei palazzi Canossa a Verona e Thiene a Vicenza.

Da questo momento in poi l'attività artistica del Forbicini sembra concentrarsi soprattutto in edifici palladiani, ma stabilire la reale entità dei suoi interventi è assai difficile. Il Palladio non lo nomina mai tra i suoi collaboratori né nelle descrizioni delle sue opere.

Nella seconda metà del sesto decennio il Forbicini lavorò in palazzo Chiericati a Vicenza, come risulta dal testamento di G. Chiericati (Zorzi, 1965), decorando, insieme con D. Brusasorci, la sala con il Carro del Sole e della Luna e un altro piccolo ambiente al pian terreno.

Al Forbicini sono state attribuite (Saccomani, 1972) anche le grottesche della colombaia della villa Trissino a Meledo. Di tale edificio, progettato dal Palladio tra il 1553 e il 1555, furono costruite solo le colombaie. Nell'unica rimasta, da un arabesco di grottesche fitto e regolare, affiorano elementi naturalistici che ricordano quelli di palazzo Chiericati.